Nei giorni scorsi Elisa Radicchi, volontaria della Croce Viola, è stata in Camerun a rappresentare l’associazione in un viaggio organizzato dalla fondazione “Il Cuore si scioglie” di Unicoop Firenze. Si tratta della prima vera “missione internazionale” della Croce Viola alla quale ne seguiranno altre. Quelle che leggete qui sotto sono le “impressioni a caldo” dopo il ritorno. Il tutto, ovviamente, in chiave rigorosamente viola…
Dieci giorni indimenticabili a Fontem nella foresta pluviale del Camerun: un viaggio lungo due giorni che lascia una cicatrice indelebile nel cuore. Impossibile rimanere indifferenti davanti a tanta povertà esteriore, case in argilla per i fortunati, condizioni igieniche ai limiti dell’invivibilità, bimbi lasciati per strada nell’immondizia, senza vestiti né scarpe.
Ma la cosa che più mi ha colpito è la ricchezza interiore di queste persone, il fatto di vivere la vita con il sorriso ogni giorno aiutandosi l’uno con l’altro, lo spirito di gruppo, la condivisione.
Siamo stati accolti ovunque con canti e balli popolari, segno di ringraziamento per quanto la fondazione “Il Cuore si scioglie” di Unicoop Firenze fa per loro. Gli abitanti ci hanno offerto quello che hanno: frutta in particolare, tra l’altro buonissima. Questo popolo ha veramente tanto da insegnare a tutti noi che non ci accontentiamo mai di niente.
Una delle cose che non riesco e non voglio dimenticare è il sorriso dei bambini nel vedere la nostra presenza, forse incuriositi dalla diversità del colore della pelle, dal modo di vestire o forse semplicemente dall’accorgersi della felicità nei nostri occhi per essere lì, per poter dare un aiuto concreto, una carezza. Questi bambini, purtroppo, sono costretti a lottare giorno dopo giorno con una realtà troppo dura, che insegna ad essere già grandi nonostante l’età, a essere responsabili verso i fratelli quando le mamme sono a lavoro nei campi, a sapersi divertire con niente. Ho visto bimbi giocare ore e ore con due bastoni di legno, con una palla fatta di foglie di banano, con una capretta legata a un palo con lo spago.
Ci sono momenti nei quali mi abbatto e penso che questo mondo non cambierà mai. Poi, fortunatamente, incontro sempre qualcuno che non è solo un “vuoto a perdere”, ma è espressione di umanità, il dottor Tim, la dottoressa Pia, la focolarina Clelia, Laura e tanti altri e allora torno a sognare il cambiamento.
Condivido in pieno la frase tratta dal Vangelo e scolpita nel muro dell’ospedale: “that all may be one”: poche parole ma intense. Pace, amore e solidarietà: se le dici e le ripeti, prima o poi si avverano. E le realtà di Fontem e Besalì ne sono la prova… Sappiamo bene che ciò che facciamo non è altro che una goccia nell’oceano, ma se questa goccia non ci fosse all’oceano mancherebbe: è sorprendente vedere come così poco per noi rappresenti la felicità di molti bambini, di molte persone…
Elisa Radicchi